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LA CASA
(Parte 1)

IL RACCONTO VISSUTO IN PRIMA PERSONA.
IL RACCONTO DI UNA CASA.
IL RACCONTO DI FORTI EMOZIONI.

PREMESSA

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Ho deciso di scrivere la mia breve storia affinché chiunque mi legga, possa capire il mio enorme valore che conservo per questa coppia.

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Mi chiamo Casa Locatelli - Cipolla e sono una casa di 80 metri quadri situata all'interno di un appartamento nei pressi di Segrate, Lombardia.

 

Poco prima del 2 giugno, avevo un ragazzo che mi faceva compagnia, era un ragazzo tranquillo, educato, ma aveva un grande problema, quello di essere molto disordinato, vestiti sparsi per la casa, frigoriferi maleodoranti, persino biciclette messe in giro per la casa. Non si poteva vivere così, fortunatamente il 2 giugno se ne era andato, ma, ciò nonostante, mi sentivo letteralmente vuota, non mi aspettavo si fosse portato via tutto, non mi ero mai sentita così sola, ricordo ancora quella sensazione di abbandono inspiegabile scorrere lungo le pareti.

Alcuni giorni successivi, per puro caso, avevo sentito un rumore provenire dalla porta d’ingresso, come se qualcuno stesse cercando di entrare, avevo pensato fosse il mio padrone, magari pentito di avermi abbandonata, ma in realtà non era così, un nuovo volto stava mettendovi il piede all'entrata, portando con sé, mano, nella mano, una giovane donna, credo sua moglie. Una volta entrati, lei mi aveva scrutato, come per analizzarmi, sentivo che parlava di me e proprio in quel momento, avevo realizzato che il mio vecchio padrone non sarebbe ritornato mai più, anzi, finalmente avrei avuto una nuova famiglia, dei nuovi padroni.

Inizialmente Anna, così la chiama lui, mi sembrava sospettosa, titubante nei miei confronti, non la biasimo, effettivamente la casa era così spoglia, il mio vecchio padrone si era portato via tutto, stavo facendo una brutta figura, dovevo farle vedere che le potevo dare molto più di quello che si aspettava. Nel frattempo, lui le stava spiegando un po’ la casa, dandole indicazioni di come avrebbe potuto migliorami, sembrava convinta, ma poco dopo, se ne erano andati via lasciandomi sola.

Per giorni e giorni non li avevo più rivisti, forse mi ero sbagliata, qui nessuno mi voleva, potevo immaginarmelo, ormai vuota, senza mobili, chi mai avrebbe voluto una casa così?

 

Erano passate un paio di settimane e ormai, avevo perso le speranze, pian piano mi stavo lasciando andare iniziando a creare polvere e facendo cadere a pezzi il muro, quando d' un tratto, un giorno la porta d’ingresso si era aperta e ad entrare, era proprio quel giovane uomo che avevo visto due settimane prima, Luca. Con sé portava tantissime valigie, c’erano anche un paio di persone che lo aiutavano. Quanta roba! Mi spiaceva vederlo così affaticato, ma per me significava molto, voleva dire che avevano scelto me e che Anna, se ne era andata, non perché non mi voleva, ma perché doveva prepararsi per il trasloco, che ingenua, non ci avevo minimamente pensato! Ero così sollevata, piena di speranza, sentivo la felicità scorrere tra le mie tubature, finalmente tutto stava iniziando ad avere un senso.

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Venerdì 24 giugno. Luca era distrutto, quel giorno lo avevo visto fare avanti e indietro per almeno cinque volte, stava portando tanta di quella roba che sembrava non finire più, poveretto, fortunatamente, anche Anna, una volta tornata dal lavoro, era riuscita ad aiutarlo, almeno a montare una sorta di letto.

Dopo un paio di ore erano riuscirti a trovare una soluzione e il letto, per lo meno, era montato dignitosamente permettendo loro di dormire tranquilli, anche perché il giorno seguente, avrebbero dovuto affrontare una giornata piuttosto impegnativa.

Stanchi e affaticati, quella sera si erano addormentati velocemente, ero rimasta a sorvegliarli per un po’, e dovevi vederli che carini che erano, si erano addormentati abbracciati, erano così dolci da vedere, stanca dopo una lunga giornata, poco dopo, mi ero addormentata anche io.

L’indomani mi ero svegliata con loro, mi sentivo bene, serena, erano anni che non mi sentivo così apprezzata, questo conferma la mia tesi: so per certo che su di loro posso contare.

Si vede che Anna e Luca sono una bella coppia, non vedo l'ora di conoscerli meglio, sono così innamorati, mi ricordano due bambini perché vivono di piccole cose, sono davvero dolci, già mi ci sto affezionando.

Farò di tutto affinché si sentano a loro agio.

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Benvenuti a casa Luca e Anna.

 

LA NOTIZIA

 

È passata poco più di una settimana e ormai e i miei padroni, direi che si sono adattati per il meglio. Hanno riscoperto la vita segratese, sono andati in giro per le strade della città, hanno incontrato nuove persone, frequentato nuovi locali, mangiato in posti nuovi, persino i parenti di Anna sono venuti a farmi visita. Ebbene sì, li ho conosciuti. Era il 2 luglio, era un sabato, quella mattina, Luca si era alzato molto presto, perché doveva accompagnare sua mamma in aeroporto, mentre Anna si sarebbe alzata poco dopo per iniziare a pulirmi e profumarmi per appunto l’arrivo dei suoi, tra l’altro persone molto ben educate. Una volta tornato Luca, sono corsi a fare la spesa, non potete immaginare quanta roba avessero preso, ma ne era valsa la pena, avevano mangiato praticamente tutto, e infatti, ancora pieni del pranzo, alla sera si erano limitati a mangiare solo un paio di piccoli bocconcini di pollo leggeri.

Il giorno seguente, si erano dedicati al relax più totale concedendosi un po’ di tregua da tutto e da tutti, anche se devo ammettere, che verso sera, Anna aveva iniziato a sentirsi poco bene e, sebbene avesse cucinato un buon piatto di carbonara, il loro piatto preferito, ne aveva mangiata davvero poca, non era da lei, forse era lo stress dovuto al trasloco, ma sicuramente aveva bisogno di riposare, si vedeva che era stanca. Dopo un paio di giorni, non sembrava fosse migliorata così, aveva deciso di prendere appuntamento con la dottoressa per effettuare una visita di controllo.

Durante l'incontro con il medico, Anna ne aveva approfittato per accennarle che da un paio di settimane non le erano ancora arrivate, le cosiddette “rosse”, strano questo ritardo, così, dopo averla visitata più accuratamente, le aveva consigliato di eseguire un test di gravidanza. Si sapeva che Anna aveva spesso dei ritardi dovuti ad un problema fisico, ma era strano così tanto tempo, come altrettanto vero era che la dottoressa sapeva benissimo quanto Anna desiderava avere un bambino, soprattutto viste le volte in cui ci aveva già provato, ma senza successo. Sarebbe forse stata la volta buona?

 

Anna non credeva alle sue orecchie, terminata la visita, una volta tornata a casa, era corsa da Luca e tutta felice gli aveva riportato quanto detto dal medico, non avevo mai visto la mia padrona così gioiosa, non stava ferma un secondo, continuava a spiegargli le cose, avevo capito che forse sarebbero diventati genitori, la reazione di Luca era stata strana, non aveva aperto bocca, pochi secondi dopo, un piccolo sorriso era apparso in viso. Beccato! Sapevo che saresti stato felice anche tu.

Quella stessa sera, si erano lasciati andare immergendosi nella musica con canti e balli per festeggiare la forse lieta notizia, dovevi vederli, già a discutere sul nome di battesimo, scuole, vacanze, etc., era bello vederli così spensierati, era davvero piacevole stare in loro compagnia, soprattutto, era bello vederli felici.

Sono davvero fortunata ad avere due padroni così. Farebbero invidia a chiunque.

Tornando a noi, Anna non stava più nella pelle e non vedeva l’ora fosse l’indomani per effettuare il test di gravidanza e finalmente il mattino tanto atteso era arrivato.

Svegliata presto, la prima cosa che aveva fatto, era stato correre come una disperata in bagno con il suo test in mano ed eseguirlo. Un’attesa snervante, continuava a camminare a destra e sinistra, parlava tra sé e sé, forse stava pregando, non saprei, non si capiva molto bene che stesse combinando, so solo che quella ragazza mi stava facendo venire un’angoscia. Finalmente il risultato.

 

Non era negativo, ma neanche positivo, si intravedeva una piccola seconda linea, sottile, molto sfuocata, effettivamente non si leggeva bene, forse il suo troppo desiderio di avere un bambino? Forse l’immaginazione? Voleva un secondo parere, poco dopo infatti, aveva chiamato la dottoressa raccontandole il fatto, pareva fosse ancora troppo presto, probabilmente era proprio agli inizi di una gravidanza, le era stato quindi consigliato di effettuarlo nuovamente verso l'inizio della settimana successiva e nel caso, di effettuare degli esami del sangue più accurati.

A guardare Anna mi ero commossa, era così tenera, quella luce in fondo al tunnel da tempo ormai lontana, finalmente pareva più vicina che mai.

In quel momento, la sua felicità, la sua tenerezza, il suo desiderio materno, sembravano avvolgerla dolcemente.

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ENNESIME LACRIME

Martedì 5 luglio, giorno che Anna non dimenticherà mai.

Dopo la grande notizia, Anna aveva raccontato i vari dettagli a Luca e con la speranza e l’allegria alle stelle, avevano deciso di andare nel loro unico posto in cui si erano incontrati la prima volta per festeggiare con le persone più care a loro e dare la lieta notizia. Seduti attorno ad un tavolo a ridere a scherzare d'un tratto, ad Anna le era venuto lo stimolo di andare in bagno.

 

​Piccole gocce si erano posate sulle sue mutande. Erano loro, le “rosse”.

Una sensazione di gelo lungo tutto il corpo, il battito cardiaco che si faceva sempre più forte, non poteva essere, non credeva ai suoi occhi, impossibile, il test era positivo, doveva esserlo. Che cosa stava succedendo? Era talmente scioccata che in automatico si era già rivestita.

​

Il silenzio rimbombava nella stanza del bagno, poi uno, due, tre respiri profondi, si era chinata leggermente verso il lavandino, successivamente le mani, il viso e il collo bagnati di acqua, un altro profondo sospiro, fronte a lei uno specchio, uno sguardo fisso sulla sua immagine riflessa, poi una lacrima, poi due, poi tre, un urlo straziante. Era chiaro, quella piccola speranza a cui era tanto affezionata, le era appena stata strappata via. Ennesime lacrime.

​Uscita dal bagno con sguardo a terra, prima di raggiungere Luca, si era fermata in piedi a fissare il vuoto, lui da fuori, era rimasto a fissarla per qualche secondo, aveva capito tutto.

Come in un romanzo, si era alzato dalla sedia, le si era avvicinato e senza nemmeno dire una parola, l’aveva presa per le mani portandola dolcemente al petto, mentre lei, in silenzio e con le lacrime agli occhi, vi aveva poggiato la testa facendosi accarezzare i capelli.

-"Ti amo." - le aveva sussurrato.

Presa dallo sconforto, amareggiata e delusa, era rimasta in silenzio per tutto il tempo fino al ritorno a casa, ed è proprio in quel momento, al loro rientro, che per la prima volta, avevo visto quello sguardo di una donna affranta dal dolore.

È la mia padrona, non potete immaginare il dispiacere che provavo nel vederla così triste, non potevo fare niente, non potevo parlarle, confortarla abbracciandola, accarezzarle i capelli, l’unica cosa che potevo fare, era darle tutto il mio calore della casa. Ma cosa stava succedendo?

Ore 21:00. Era sera e Luca aveva provato per l’ennesima volta a farla mangiare:

-“Dai mangia qualcosa, non puoi stare senza mangiare tutto il giorno, ti servono un po’ di energie!“- le diceva.

Era tutto inutile, a malapena riuscivano a guardarsi negli occhi, cosa era successo? Anna non aveva ancora detto una parola, talmente era stanca, che poco dopo si era lasciata andare nella notte addormentandosi, mentre lui, pensieroso, preoccupato e ormai affranto, si era messo sul balcone seduto a pensare. In quel momento mi era tutto più chiaro, Anna non era incinta come avrebbe tanto sperato e quel falso positivo visto insieme stamattina, non era stato altro che l’ennesima illusione.

Per la prima volta avevo visto con le mie stesse mura i miei padroni distanti.

Un senso di grande tristezza arieggiava lungo le pareti di casa, una sensazione di vuoto, di gelo, questo era quello che si percepiva, mancava qualcosa, mancavano loro due insieme.

 

Mercoledì 6 luglio: Anna è a pezzi, fa fatica ad alzarsi, con una mano fa leva sul letto per alzarsi, con l’altra si tiene la pancia. Va in bagno, si lava, si veste, sembrerebbe stia per andare al lavoro.

È molto lenta nei movimenti, nel frattempo, sento dei rumori provenire dalla camera, è Luca che si sta alzando, si dirige verso di lei, la guarda per un paio di secondi.

- “ti va un po’ di caffè?” - le chiede. Qualche attimo di silenzio, lei annuisce.

- “Vuoi che ti accompagni al lavoro?” - ribatte lui, lei annuisce ancora una volta e lo ringrazia, successivamente si siede al tavolo, e mentre attende che Luca finisca di prepararsi, fuma una sigaretta fissando il vuoto.

​Una volta usciti di casa, ormai sola, sentivo i suoni della natura, il venticello leggero, il cinguettio di qualche uccellino, il vociare dei bambini che giocavano al parco, eravamo solo io e il mondo esterno, in quell'istante avevo pensato mi avessero voluto abbandonare, ciò che più mi preoccupava non era tanto questo, perché sapevo benissimo che i miei padroni non mi avrebbero mai lasciata sola senza un motivo, mi preoccupavo per le loro emozioni, il non poter fare qualcosa per aiutarli, non tolleravo l’idea di vedere quei visi tristi ogni giorno, anzi, volevo vederli come quando li avevo conosciuti il primo giorno, sorridenti, pieni di vita, innamorati…

So bene che si amano molto, ma questo colpo basso, temo non abbia fatto bene a nessuno.

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​

i miei ricordi​

È passato ormai un mese quasi e ho visto che Anna si è ripresa, finalmente è tornata a sorridere e a essere la donna che avevo conosciuto la prima volta, anche Luca sembrerebbe stare meglio, lo vedo più tranquillo, la fa ridere, a volte canticchiano insieme, raramente sento che tornano sul discorso, quando accade, lo fanno con serenità, stanno affrontando tutto passo dopo passo, insieme. Sapevo che il loro forte legame avrebbe vinto.

 

10 settembre. - “Amore! Mi insegni a guidare? È da quattro anni che non guido, più che altro non vorrei un giorno, se avessi necessità di usare la macchina, schiantarmi o combinare guai.”

Sbaglio o Anna ha appena detto la parola guidare?

- “Sei come i bambini, appena hanno il giocattolo devono provarlo subito, certo che ti insegno.”

- "Sii! Evviva!"- 

Mi insegni a guidare? Da quando Anna guida?

Proprio non ce la vedo al volante di una macchina, è curiosa come cosa. Indagherò.

Sono passate ormai due settimane e devo ricredermi, merito anche di un ottimo insegnate, è brava a guidare, pare sia ancora un po’ in difficoltà con i parcheggi e le salite, ma per il resto se la cava. tutto questo per dirti che da pochi giorni è entrata a far parte della famiglia Bianchina, la loro macchina, è carina, dolce, piccola e bianca, da qui il nome Bianchina. È una 500 e il suo scopo è quello di aiutare i miei padroni a spostarsi da un luogo all'altro in modo più veloce. È un’ottima amica, certo, non nascondo che provo un po’ di invidia, insomma, chissà quanti bei viaggetti che si faranno insieme, ma ciò che mi rende serena è guardarli mentre si divertono, soprattutto dopo tutto quello che è successo.

Adesso che hanno una macchina, escono spesso, tornando a volte, anche abbastanza tardi facendomi preoccupare molto, ma nonostante questo, li accolgo e li accoglierò ogni giorno e notte che sia, sempre a braccia aperte.

La cosa più assurda è che Anna, in tutto questo, si è affezionata davvero tanto a questa macchina, tanto da averle dedicato una breve e divertente presentazione che fa così: 

"Mi chiamo Bianchina e sono una macchinina. Sono una fiat 500 e questa è la mia storia.

Sono stata creata insieme ad altre 1499 macchinine a Torino, siamo state costruite diverse rispetto alle altre classiche 500, in quanto considerate premi speciali per varie grosse aziende, come nel nostro caso, l’ Esselunga.

Il 17 marzo 2017, la mia padrona, con soli 30 euro di spesa effettuata appunto all’ Esselunga, mi vinse e infatti, il 20 giugno 2017, mi venne a ritirare proprio a Torino, sede ufficiale della FIAT, e mi portò a casa a Milano.

Che dire della mia padrona, mi ha abbandonata ad un un suo parente, che mi ha sverniciato il musetto, ma ora che mi ha ripresa, fidatevi se vi dico che è proprio tenera nei miei confronti.

Mi guida benino, si prende cura di me, mi riempie di benzina quando ho sete, direi che non posso lamentarmi.

Al momento, essendo quattro anni che non tocca una macchina, non è sola a guidare, è affiancata da suo marito che da bravo esperto nella guida, la aiuta dandole ottimi consigli e indicazioni.

Poverini, si sono sempre imbattuti quando pioveva e tuonava, ma devo dire che insieme, formano un’ottima squadra, mi piacciono.

Sono bianca, da qui il nome Bianchina, i miei interni sono fatti sia di cotone, sia in pelle, altra cosa, sono come un burro, quindi facile da usare, veloce e soprattutto morbida nel reagire alle richieste della mia padrona. Provarmi per credere!

Ho un tetto panoramico che toglie il fiato e fa invidia a chiunque per non parlare degli specchietti cromati, altro che sverniciata e basta, qua si parla di professionisti! E concludo in bellezza dicendovi che ho uno schermo touch, manco l’Audi a3!"

 

È proprio un personaggio lei, ogni volta che rileggo questa presentazione penso a quanta fantasia debba avere questa ragazza, oltre a essere troppo divertente, ha una capacità di personalizzare oggetti, come se, per magia, a un certo punto, prendessero vita propria. Pazzesco!

Si vede che le piace scrivere, ripeto, ha un’ottima fantasia, ha anche tanto da raccontare, se continua così, chissà, magari, un giorno, potrebbe scrivere un libro tutto suo.

Da Settembre che eravamo ne è passato di tempo e il freddo è giunto alle porte, io purtroppo, vecchia come sono, non ho modo di rendere la casa più calda, oltretutto, il vero problema sta nelle tubature, nella caldaia che ahimè, stanno cedendo. Personalmente non so più come fare e loro poveri, essendo in affitto, non possono farci molto, anche se devo dire che ho visto che pian piano si sono adattati e un modo per riscaldarsi lo hanno trovato, hanno comprato una copertina termica che effettivamente, crea quel tepore bello caldo che non ti scolleresti più dal letto, si sono muniti di calorifero elettrico e coperte pesantissime. Bravi ragazzi! Tutto questo per dire che con l’inverno ormai arrivato, i miei padroni hanno cambiato il loro stile di vita, di sera, non guardano più le stelle seduti sul terrazzo con il calice di prosecco in mano come facevano prima, ma rimangono chiusi in casa a guardare la TV. Ti dirò, così facendo ho scoperto i loro programmi televisivi preferiti, “4 hotel” di Bruno Barbieri, in cui ci sono 4 albergatori che gareggiano fra loro mostrando a Barbieri, giudice finalista, la meraviglia del proprio albergo dove ovviamente vince il migliore, e qua devi vederli come commentano ogni cosa, ed infine “GFVIP”, un programma a eliminazione, per cui ci sono dei ragazzi chiusi in una casa e spiati h24, dove l’ultimo a non essere eliminato, vince il programma. Che strana coppia. Per non parlare di questa aggiunta, pare che Anna abbia scoperto un nuovo giochino si chiama “Mach Arena” e consiste nel combattere contro dei robottini avversari, la cosa figa è che si possono creare squadre, clan, quindi vi è la possibilità di giocare online e spesso Luca ne approfitta per giocare insieme a lei. Mi fanno morire dalle risate, ci credono molto in questo gioco.

Chiaramente più passa il tempo più le news aumentano e pare che Anna e Luca abbiano cambiato lavoro, ora lei lavora presso “Azimut”, azienda molto ben conosciuta a livello di investimenti e beni patrimoniali in zona Cairoli, mentre Luca, lavora sempre nel settore assicurativo come consulente, ma per un’altra compagnia, Generali.

Sembrano entrambi soddisfatti, specialmente lei.

Sono davvero contenta per loro, chissà, magari con il tempo decideranno di comprarmi definitivamente. Sarebbe un sogno, quante volte ho sperato che nei lori discorsi uscisse una frase come ad esempio. “QUESTA CASA LA COMPRIAMO". 

Era tutto così perfetto, non mancava niente, ogni giorno c’ erano solo grandi risate, ma niente dura per sempre…

 

Una sera avevo sentito Luca che sospirando e guardando Anna le avevo detto di sedersi:

- "Amore siediti, dobbiamo parlare.”- 

Anna sgrana gli occhi, si siede: - “Amore che succede?”-

- “Temo che purtroppo dovremmo iniziare a fare le valigie”-

- “Ma cosa…? In che senso mi vuoi portare alle Maldive?” - Neanche il tempo di finire la battuta che Luca avevo già risposto:- “Temo abbiano trovato qualche acquirente a cui vendere la casa.”-

Un attimo di silenzio. 

- “Ma non possono sbatterci fuori! E i nostri diritti che fine hanno fatto!?” - le aveva risposto.

- “Siamo in ritardo di un mese, loro non tollerano neanche un giorno di ritardo!”-

- “Ma cazzo! È la casa del tuo amico di infanzia, tutto questo è assurdo!”-

- “È inutile incazzarsi! Dobbiamo trovare un'altra sistemazione. Punto!”-

Non capivo cosa significassero quelle parole, che cosa significasse la frase “altra sistemazione”, nel frattempo loro erano lì, seduti al tavolo che litigavano mentre io, ero sempre più confusa.

- "Abbiamo tempo tre giorni" -

Quest'ultime, le parole pronunciate dai miei padroni.

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7 Gennaio. Mi chiamavo Casa Locatelli – Cipolla, ora sono soltanto “la casa”, quello stupido e inutile appartamento situato all'interno di un palazzo nei pressi di Segrate, Lombardia.

Loro non ci sono più, questa volta per davvero.

Sono tornata a essere letteralmente vuota, sono bastati solamente tre giorni per spazzare via tutti i nostri sogni.

Ragazzi ditemelo, vi prego, non lasciatemi così, tornate indietro! Abbiamo tantissime cose da fare insieme!

Vi prego, non abbandonatemi...

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